(detto
il Rètore o
il Vècchio).Storico e retore latino. Padre di Seneca il
filosofo, fu originario della provincia iberica. Membro di una potente famiglia
del ceto equestre, si recò una prima volta a Roma dopo il 43 a.C., per
terminare gli studi retorici, e vi tornò definitivamente in età
adulta. Ebbe occasione di conoscere i maggiori oratori dei tempi, stimando sopra
tutti Cicerone, pur non frequentandolo personalmente, che considerò
massimo esponente della retorica e dell'eloquenza latina. Scrisse le
Historiae (per noi perdute, salvo pochi frammenti), che narravano la
storia romana secondo una suddivisione in
aetates (infanzia, puerizia,
adolescenza, giovinezza e vecchiaia) analoga a quella della vita umana. È
stata tramandata fino a noi, invece, una buona parte della sua opera maggiore:
Oratorum et rhetorum sententiae,
divisiones,
colores,
dedicata ai figli perché potessero conoscere il passato dell'arte
oratoria. Di questa raccolta, che comprende brani dei più celebri retori
ed esercitazioni fittizie, possiamo infatti leggere cinque dei dieci libri di
Controversiae (orazioni giudiziarie) e il libro di
Suasoriae
(orazioni deliberative). Il valore di quest'opera sta soprattutto nella
quantità di notizie sulla produzione retorica latina ai tempi di Augusto
e Tiberio, che ci consentono una buona conoscenza sullo sviluppo dell'eloquenza
romana. Non meno degne di nota, tuttavia, sono la competenza e acutezza di
valutazione che
S. esercitò nelle sue prefazioni, gli acuti
giudizi, espressi nei profili dedicati ai maggiori oratori, sulla decadenza
dell'arte del dire a lui contemporanea, ormai decaduta a mero esercizio
letterario e di abilità e non più ordinata alla superiore arte
della politica e della persuasione (Córdoba 50 a.C. circa - 40 d.C.
circa).